Dio è morto!
La sensazione che si ha man mano che ci si avvicina alla Curva b dello Stadio San Paolo, o forse dovremmo chiamarlo Diego Armando Maradona, è quella di un lutto profondo, di dolore e dispiacere. E soprattutto, di rispetto verso l’uomo, prima ancora che campione.
Ci si muove in silenzio, con passo felpato, come a non voler disturbare il dolore degli altri, i pensieri, i ricordi e le esperienze che ognuno racconta all’amico o allo sconosciuto di passaggio, con cui si sente di poter condividere tutto. Qualcuno fa una foto, qualcun altro legge incuriosito i messaggi, osserva in silenzio le sciarpe, le lettere, i cappelli, i palloni e tutti i pezzi che Napoli ha lasciato al suo Campione.
Camminando più avanti, c’è chi arriva in tempo per lasciare un fiore, chi lascia una foto e osserva incantato lo spettacolo di ricordi che gli si apre davanti e resta lì, come a voler dire “Io c’ero”. Perché quella di questi giorni è storia, resterà nei racconti di quelli che oggi ci sono e in futuro guarderanno al passato con nostalgia, ma con la consapevolezza di aver avuto la fortuna di esserci stati e di aver vissuto questa esperienza.
E i bambini, che con la loro euforia rompono il silenzio drammatico e surreale, si fanno fotografare, lasciano regali, osservano incuriositi, portati lì dai papà emozionati, con le lacrime agli occhi, che cercano di spiegare ai loro figli cosa provano e cosa si dovrebbe provare per la sua morte, a prescindere che tua sia o no tifoso, che tu l’abbia visto o no.
Diego Armando Maradona è un simbolo della città e ancora di più dei napoletani che sanno cosa significa dover lottare contro le ingiustizie, le difficoltà e le delusioni. Maradona è Maradona e non si discute, perché quando un uomo mostra al mondo tutta la sua fragilità e non si preoccupa di dover apparire, ma solo di essere, nel bene e nel male, allora sì che merita tutto il rispetto possibile.
Perché un campione è tale non quando vince, ma quando lascia quel segno così profondo che i suoi tifosi lo vengono a guardare anche agli allenamenti, spettacolo straordinario di arte e bravura, oltre che alla partita, dimostrazione straordinaria delle sue meraviglie nel campo, a prescindere dal risultato.
Maradona è come Napoli, ricca di contraddizioni, ma col cuore buono. E lui, come la Sirena Partenope, è una vera leggenda, o la capisci o non la capisci. E noi qui, non scherziamo! L’abbiamo capito dal primo momento: Maradona è Maradona e nun s’ tocc.
E mi perdonino i religiosi e i filosofi, ora sì che posso dirlo: Dio è morto.
Con affetto, la tua città.
“Potevo anche trovarmi a una festa di gala vestito di bianco, ma se vedevo arrivare un pallone infangato l’avrei stoppato con il petto.”
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