Le panchine di massimo troisi: pezzi da museo a cielo aperto
Il 2020 comincia alla grande per il comune di San Giorgio a Cremano, in cui alcuni giorni fa è iniziato il progetto a cura del vignettista Giuseppe Avolio, Peppart, che renderà sette panchine vere e proprie opere d’arte, con la rappresentazione di sette scene dei film del grande Massimo Troisi. Come ha spiegato il sindaco Giorgio Zinno, la sua città natale diventerà un museo itinerante a lui dedicato.
E così sarà possibile ripercorrere un po’ della storia di Massimo Troisi, passeggiando per la sua città: attore, regista e poeta napoletano, ha lasciato un segno indelebile, riuscendo a toccare il cuore non solo dei partenopei, ma di una nazione intera, con la sua “napoletanità” e la sua ironica spontaneità, unita a un pizzico di malinconia.
Non c’è persona che non conosca almeno uno dei suoi film o la mitica “Smorfia”, con cui al fianco di Lello Arena ed Enzo Decaro sfondò nella televisione italiana, arrivando dritto al cuore del pubblico e superando qualsiasi limite linguistico, portando Napoli e la lingua napoletana in tutta Italia con fierezza e simpatia.
Infatti, dopo un debutto, che potremmo definire “in culla”, per una pubblicità di un prodotto per bambini, a 15 anni iniziò a sperimentare l’arte teatrale, per poi farsi conoscere come cabarettista con “La Smorfia”, che aprì una lunga ed eccezionale strada nel mondo della televisione e del cinema.
“Ricomincio da tre”, “Scusate il ritardo” e “Non ci resta che piangere” sono solo alcuni dei grandi film di Massimo, in cui ad emergere prima di ogni cosa è la sua grande abilità ad essere sempre se stesso, che sia su un palcoscenico, su un set cinematografico o televisivo, lui era lì, senza veli e senza peli sulla lingua, pronto a dire la sua nella maniera più chiara e diretta possibile, con schiettezza e tagliente sincerità, come un rivoluzionario.
Perché è questo che fa un vero artista attraverso la sua arte: una straordinaria rivoluzione della realtà, svelando con maestria la verità e dando voce a tanti con il suo genio.
Impossibile dimenticare la sua amicizia con Pino Daniele, Gianni Minà e Roberto Benigni, nonché i suoi commenti sulla società, sulla politica, sui cliché legati ai napoletani e, soprattutto, sul calcio e il mitico Maradona. E lo faceva senza mai risultare ovvio, scontato e banale, con quello sguardo acceso e un po’ malinconico.
E stava proprio in questo la sua bravura, ma soprattutto, nell’aver lasciato un segno indelebile, che resta anche se fisicamente lontano, come succede solo con i grandi geni.
E diciamolo con fierezza e orgoglio, per ricordare anche le cose e le persone belle che ci regala Napoli e che rappresentano le virtù e il calore del nostro popolo.
Ciao Massimo, poeta malinconico della verità.
“Quando c’è l’amore c’è tutto.
No, chell’ è ‘a salute!“
MASSIMO TROISI